Attualità del messaggio dei nativi americani

L’umanità sta attraversando un periodo di “crisi” profonda caratterizzata da una crescente consapevolezza della necessità di tutelare l’ambiente e di trovare modalità di relazione tra gli individui che permettano il rispetto reciproco. A partire dal presente delle nostre società che si sono sviluppate in nome dello “ sviluppo ” e della“ modernizzazione ”, l’analisi va indietro nel tempo alla ricerca della civiltà dei Maya e i Nativi Americani che oggi vengono prese da esempio per insegnarci molto su noi stessi, sul nostro presente e sul futuro che ci stiamo costruendo. Prima dell’arrivo dell’uomo bianco l’America del Nord era popolata da tre milioni di nativi americani suddivisi su tutto il territorio:

i Mohicani e gli Irochesi nelle foreste del Nord Est, i Sioux e i Cheyenne nelle praterie del Nord, gli Apache e i Navajo nelle pianure del Sud. Nel 1610 dopo lo sbarco dei coloni inglesi sulle coste della Virginia anche l’ultimo indiano ribelle d'America si arrese portando la popolazione dei nativi americani a 250 mila abitanti a seguito di vari massacri. Una mostra organizzata dalla Fondazione Culturale Hermann Geiger sulle tracce dei popoli delle Grandi Pianure, ha fatto conoscere la storia e la cultura delle popolazioni dei nativi delle pianure nordamericane con attenzione particolare alla nazione dei Lakota Sioux.

La spiritualità

Tutta la vita dei Nativi era incentrata sull’aspetto spirituale. Non vi era niente, dalle azioni dei singoli, a quelle del gruppo, che non fossero precedute da una preghiera, da un ringraziamento e da una offerta; restituivano sempre una parte di tutto ciò che ricevevano e non prendevano mai senza restituire. L’atto di dare senza avere nulla in cambio può rendere una persona migliore e rendere felici noi stessi. Gli omaggi hanno sempre fatto parte della società Lakota infatti in occasione di eventi importanti, la famiglia riunisce i propri averi e li dona a tutti gli appartenenti alla comunità che sono liberi di prendere ciò che vogliono. “ Ciò che si regala, si continua a possedere, ciò che si continua a possedere senza donarla si finisce per perderla ”; dice un vecchio detto Lakota. Ogni nuovo giorno era celebrato come la manifestazione di un evento sacro. Nessun cibo veniva consumato prima di aver ringraziato tramite un'offerta ed una preghiera di ringraziamento; ciò poteva essere preceduto da una purificazione con erbe sacre quali la salvia, l’erba dolce , il ginepro, il cedro e spesso si eseguiva anche un sacro rito di sudorazione.


Tutto è sacro, tutto è collegato: il Lak'ech

Questo ringraziamento era indirizzato al “grande antenato” che rappresentava l’origine del tutto ed a tutte le forme di vita che avevano aiutato nell’intento. Per i Nativi esisteva una energia superiore che ha creato tutto in un ordine ben preciso. In questo “tutto” era inserito anche l’uomo, intorno al quale tutto è impregnato dello “spirito” di “colui che è grande-immenso”. Perciò tutto è sacro, dal ramo dell’albero, alla foglia, al sasso, all’acqua, alla terra, a ciò che in essa vive.Così è anche per le altre “nazioni” con le quali parliamo e viviamo nel pieno rispetto reciproco. Ecco, quindi, che l’utilizzo di ogni cosa che fa parte del nostro habitat deve essere appunto presa con “sacralità” comprendendo che essa rappresenta per noi un dono che il “grande- antenato” ci ha messo a disposizione. Nella cultura dei nativi americani vi è un saluto particolare: il Lak'ech Ala K'in. Con un'interpretazione moderna lo si può tradurre in “io sono un altro te”. Questo saluto è una dichiarazione di unità e di unione e riflette lo stesso sentimento di altri saluti come Namaste per l’India orientale, il Wiracocha per gli Inca e Mitakuye Oyasin per i Lakota. Ciò che li accomuna è che, quando viene pronunciato uno di questi saluti sacri, è sempre accompagnato dall’azione di mettere le mani sul cuore. Questo saluto è diventato più che un semplice e onorevole saluto Maya: si è evoluto in un codice morale, nell’intenzione di creare una realtà positiva per tutta la vita nella consapevolezza che, se agiamo in modo negativo, le nostre azioni avranno un impatto negativo su tutta la nostra vita; se invece agiamo positivamente, influenziamo tutta la nostra vita in modo positivo.

Il cacciatore e la sacralità della preda

Il Nativo ringrazia per ogni cosa di cui si serve. Anche il cacciatore prega per l’essere che ha ucciso per le sue necessità vitali e si scusa con lui, restituendo in vari modi ciò che ha tolto al creato. Ogni decorazione personale costruita con parti di animali aveva un particolare potere e non era, come per i bianchi, un trofeo da mostrare come prova della propria bravura. Per i Nativi ogni essere vivente e forma di vita contribuisce al sacro cerchio della vita. Cacciare un “animale” era solamente una necessità di vita, non un gioco od un divertimento. Sempre dopo aver tolto una vita, una preghiera veniva offerta a quello spirito che aveva dato sé stesso per un’altra vita. Le parti di questo animale ucciso entravano a far parte della vita del cacciatore. Con esse, il cacciatore, pregava di poter proseguire la sua vita continuando a cacciare per procurare a sé ed ai suoi familiari di che vivere, per le vesti, per gli utensili, le armi etc.

Il totem

Altro aspetto caratteristico della cultura familiare dei nativi è il totem. L’etimologia del termine deriva dal vocabolo alterato di oteteman che, nella lingua degli Indiani della regione dei Grandi Laghi, significa: « egli è della mia parentela ». Indica il complesso delle credenze e dei riti attraverso i quali si manifesta la parentela di un clan con un animale o anche con una pianta, considerati di solito l’antenato mitico. Il totem (in prevalenza animale) è l’emblema del clan, il suo spirito custode, in alcuni casi l’antenato mitico o l’eroe fondatore della cultura. Per questo, tutti gli appartenenti a un determinato totem si riconoscono come parenti fra loro. Il totem rappresentava la stretta relazione che c'è tra l’uomo e l’animale ma era usato anche per attirare qualità positive dell’animale.

 
“Frammenti” di saggezza della cultura dei Nativi

Il contatto con la natura ha dato, insomma, ai Nativi, la saggezza e l’umiltà per scoprire le regole di giusto comportamento senza le quali non possiamo vivere una vita in armonia. Ogni momento della sua vita per un nativo americano è un atto di amore e di preghiera per l’unico Essere Supremo che ci ha creato e per la sua  creazione, nella consapevolezza che ciò è possibile soltanto se si ha rispetto di sé, degli altri e del nostro pianeta. Ripensare il nostro modello di sviluppo Il trailer ufficiale del documentario “. Ecco il loro decalogo:

  • La Terra è la nostra Madre, abbi cura di Lei.
  • Onora (rispetta) tutti i tuoi parenti.
  • Apri il tuo cuore ed il tuo Spirito al Grande Spirito.
  • Tutta la vita è sacra, tratta tutti gli esseri con rispetto.
  • Prendi dalla Terra solo ciò che è necessario e niente di più.
  • Fai ciò che bisogna fare per il bene di tutti.
  • Ringrazia costantemente il Grande Spirito per ogni giorno nuovo.
  • Devi dire sempre la verità, ma soltanto per il bene degli altri.
  • Segui i ritmi della natura, alzati e ritirati con il sole.
  • 1Gioisci nel viaggio della vita senza lasciare orme.
Ripensare il nostro modello di sviluppo

Il trailer ufficiale del documentario “Un altro mondo” di Thomas Torelli mostra bene attraverso l’accostamento veloce delle sequenze filmiche, quanto il nostro modello di sviluppo ci abbia allontanato dalla consapevolezza- ben chiara alla civiltà dei nativi americani- che l’uomo non è che una parte del tutto e che Madre Natura ci è stata data solo … in prestito! Oggi, la scienza moderna e la fisica quantistica stanno confermando che , in effetti, tutto nell’universo è energia e che non vi è separazione tra l’osservatore e ciò che viene osservato. Tutto è collegato, tutto è vivo e quindi tutto vibra.